giovedì 20 luglio 2017

lunedì 3 luglio 2017

NERO - La tragica storia di chi lotta contro la propria natura. Intervista allo scrittore Daniele Scalese

NERO è il primo romanzo dell'emergente Daniele Scalese, pubblicato in data 6 giugno da Eremon Edizioni. Un viaggio che inizia dal primordiale impulso di sopravvivenza quando scatta all'improvviso e stravolge la vita. Ambientato nella metropoli italiana contemporanea, narra il percorso autodistruttivo di Lorenzo, un uomo che cerca l'alba e oltrepassa l'orrore dell'inferno per poterla ammirare ancora, un trentenne disposto a guardare dentro di sé con paura e ad ingoiare lo squallore per riuscire a riassaporare il senso della vita. Dopo il licenziamento, che gli crolla addosso come un incubo, Lorenzo entra in crisi.
L'Io Nero, provocatorio, è il coprotagonista del libro, il nome dell'orgoglio, la voce dell'ego di Lorenzo, la sua coscienza, una specie di angelo custode e demonio oscuro che si diverte a distrarlo continuamente e maledettamente.
Un viaggio introspettivo frenetico ed alienante, una voce dicotomica che ipnotizza alle pagine fino alla fine di questo tunnel nero. La storia intrigante ed originale di chi sprofonda nell'illusione e nella delusione ma ne risale pericolosamente.
Le vicende si evolvono degeneranti, i pensieri si affollano intricandosi ai cattivi ambienti goduti dal protagonista, che si aggrappa ad ogni cosa per aborrire dal buio interiore.
Torpore ed inquietudine si susseguono come cabine di una ruota panoramica impazzita, così come la rovina e l'ignoto assoluto lo catapultano dalla speranza alla disperazione.
In sé, pulsa l'istinto “nero”. Sullo sfondo, minacciosa, la sagoma scura del dolore. Nell'aria, il boato dell'ego, l'urlo di un mondo interiore che deve essere ascoltato, un cuore - vulnerabile - che scongiura l'amore, soltanto l'amore.
La solitudine intima di Lorenzo lo naufraga in circostanze scelte e detestate, nel vortice febbrile di un'esistenza in cui ogni capitolo di sé stesso è impetuoso, torbido, cristallino e psichico.
Un genere tra il drammatico, l'erotico ed il grottesco, scritto da Daniele in maniera appassionante e fluente.
Un capolavoro letterario - di cui sono certa faranno un giorno l'adattamento cinematografico - concepito da un autore assolutamente geniale.
Nato a Taranto nel 1988, Daniele Scalese si forma tra Lecce e Milano, università e testi di Pessoa, David Foster Wallace e Hunter Scott Thompson. Collabora con alcune riviste cinematografiche, scrive racconti per un magazine e frequenta una scuola di letteratura creativa.

Daniele ScaleseNero, Eremon Edizioni, pp. 264, 2,50 euro

in formato e-book.




Pagina Facebook: NERO - Daniele Scalese


Di seguito potete leggere l'intervista allo scrittore! :-)




Ciao Daniele, benvenuto in questo blog! Ti ringrazio innanzitutto per la tua disponibilità. La prima domanda è un po' scontata (ma nemmeno troppo!): cosa ci racconti di te?

Grazie a te per l'occasione che mi concedi. Ti racconto che, a 29 anni, affronto un periodo molto stimolante. Molti vivono l'avvicinamento ai 30 con apprensione. Io inizio a divertirmi sul serio. Credo che riuscire a scrivere contribuisca al mio ottimo stato umorale e mi renda affamato di nuove esperienze.

Un aggettivo che ti definisce pienamente?

Autoironico.

Se non respiri attraverso la scrittura, se non piangi nello scrivere, o canti scrivendo, allora non scrivere, perché alla nostra cultura non serve.” disse ANAÏS NIN. Qual è la tua filosofia nello scrivere?

Innamorati, soffri, muori e rinasci ma porta sempre un vaso con te: raccogli in quel vaso ogni goccia di quello che vivi e senti.

Come è scoccata l'ispirazione per il tuo romanzo Nero? Ne riassumeresti il senso in poche righe?

Vivevo un periodo di forte precarietà economica. E sentimentale. Mi sono chiesto cosa sarebbe accaduto se avessi accettato il compromesso che accetta il protagonista del romanzo, Lorenzo.

Quale significato implicito vorresti potessero cogliere i tuoi lettori?

Probabilmente che alcune persone hanno più bisogno di essere amate che di amare.

A chi consigli il tuo romanzo?

Lo consiglio alle donne che non mi hanno permesso di amarle. L'amore negato è un coito interrotto. Che provoca dolore. La scrittura alimenta quel dolore: credo che uno scrittore sia uno sciacallo della sua sofferenza. Consiglio il libro a chi, almeno una volta nella vita, si è sentito respinto, dalla società, da un amico, da una persona che amava.

Qual è la più bella soddisfazione ricavata nella stesura?

Avvertire una sofferenza reale nel descrivere alcuni stati emotivi.

Il tuo libro svela un volto fosco e torbido della città metropolitana. Ci sono autori particolari che hanno influenzato un po' il tuo lavoro?

Probabilmente Houllebecq ma, soprattutto, ciò che scrivo può derivare dai film che vedo. Penso ai primi lavori di Polanski.

Di cosa parlavano i tuoi primi scritti?

Ho scritto diversi racconti in cui parlavo, in chiave ironica, delle mie disavventure erotico-sentimentali.

Che libri hai letto ultimamente?

"Una cosa divertente che non farò mai più" e "Questa è l'acqua" di David Foster Wallace, poi "La vita davanti a sé" di Romain Gary, "Le particelle elementari" di Michel Houellebecq, "Paure, deliri e la grande pesca allo squalo" di Hunter Scott Thompson e "Atti osceni in luogo privato" di Marco Missiroli.

Come selezioni le tue letture?

Attualmente cerco libri che mi facciano ridere e siano dissacranti (Wallace e Thompson su tutti) o testi da cui trarre nuovi strumenti di scrittura (Murakami).

Da dove nasce, invece, il tuo interesse per le sceneggiature? Racconti - in quante righe avresti voglia - la tua esperienza con questo mondo parallelo?

Ho frequentato un corso di scrittura allo Iulm, dove sono stato seguito da sceneggiatori come Francesco Piccolo ("Il caimano", "La prima cosa bella"), Umberto Marino ("La gabbianella e il gatto"), Stefano Bises ("Gomorra"). Attualmente sono impegnato su un film a epidosi. Certamente, in futuro vorrei lavorare a un progetto cinematografico interamente mio.

C'è stato un film che ha rivoluzionato la tua vita?

"Birdman" di Alejandro Iñárritu.

Un personaggio che stimi?

Charlie Kaufman.

Se lo incrociassi nel centro di Milano cosa gli domanderesti??

Gli chiederei come sia riuscito a scrivere un film come "Adaptation" (Il ladro di orchidee).

Cosa ami della tua città e cosa meno?

Amo il fatto che Milano sia affamata di gente ambiziosa e le opportunità che riesce a dare a questo tipo di persone; a volte, il suo cinismo però mi mette paura.

Qual è la tua massima di vita?

Non vado mai a pezzi perché non sono mai del tutto intero.

Una domanda che vorresti porti perché nessuno ci ha pensato finora?

Come vive uno scrittore?

Cosa impegnerà la tua estate dalle stampe dell'opera in poi?

La scrittura del secondo romanzo.

Che messaggio vorresti lasciare ai lettori, per salutarli?

Spero che il mio libro possa toccarvi, nausearvi, scuotervi. E farvi, segretamente, anche ridere.



giovedì 29 giugno 2017

BOOKTRAILER UFFICIALE DEL MIO LIBRO :)


Finalmente è pronto il Booktrailer ufficiale della mia raccolta poetica, realizzato dalla scrittrice Maddalena Costa e la redazione "Blog and the City" :) 
Spero vi piaccia! :-) Buona visione.



lunedì 19 giugno 2017

Intervista all'interessante scrittore fantasy Francesco Leo

Cari lettori,

questa sera, l'ospite del blog è Francesco Leo, un autore fantasy che, con l'opera "Nithràl - Il ciclo della rinascita", ha ottenuto la Menzione di Merito per la categoria Libro Fantasy Edito del Concorso Letterario Nazionale "Artisti" ed io ho avuto il piacere e l'onore di conoscere attraverso questa intervista.

Potete leggere di lui anche nell'ufficiale pagina Facebook da questo link: https://www.facebook.com/FrancescoLeoOfficialPage/

Buona lettura a tutti e congratulazioni allo scrittore! :)

Nota biografica:

Francesco Leo, nato a Magliano Sabina il 29 Giugno del 1992. Sin da piccolo si mostra interessato alle arti in genere, mostrando uno spiccato senso della creatività. Incantato dal cinema e dalla recitazione, si appassiona particolarmente al genere Fantasy. Con il trascorrere degli anni, altre passioni si aggiungono alla lista: videogiochi, lettura e programmazione. Trascorre i primi anni dell'infanzia a Civita Castellana, città del viterbese, per poi trasferirsi a Fabrica di Roma, poco distante dalla località precedente. Terminate le scuole medie, si iscrive all'Istituto Tecnico Industriale per apprendere le scienze informatiche, che da sempre lo avevano attratto. Subito dopo il primo anno, però, in seguito alla separazione dei suoi genitori, va a vivere con suo fratello a Siano, in provincia di Salerno, paese di origine del padre, che resta con loro. In quel periodo il suo carattere introverso lo porta a chiudersi in sé stesso, trovandosi solo in un posto nuovo e privo degli amici con cui aveva trascorso la sua adolescenza. Per questo motivo, inizia ad impegnare la monotonia delle giornate con la scrittura e la palestra. Superate le difficoltà iniziali, il ragazzo instaura nuove amicizie e sceglie di parlare con loro, oltre ai suoi genitori, di un romanzo di fantasia che aveva iniziato a scrivere. Basandosi su idee tratte da una storia che aveva scritto quando era più piccolo, il giovane è determinato a completare il romanzo, che successivamente verrà mostrato ad un' insegnante per una valutazione. Ottenuto un buon riscontro, Francesco comincia a pensare di fare un passo in più: tentare la pubblicazione del manoscritto. Così, per caso, entra a far parte di un gruppo di persone online che consta di diversi artisti autodidatta, tra cui molti scrittori che lo introducono al selfpublishing. Il selfpublishing si basa sulla creazione di un libro di cui lo stesso autore è responsabile di procurarsi una copertina, ingaggiare una campagna pubblicitaria e provvedere alla revisione dello stesso. Successivamente, lo scritto viene pubblicato online mediante diverse piattaforme a basso costo. In questo modo, un autore emergente può usufruire di un'ottima vetrina investendo somme di denaro non spropositate. Così, intenzionato a farsi conoscere dapprima online per poi sperare in un futuro sulla strada della scrittura, e supportato da familiari e amici, inizia il suo percorso da autore selfpublisher. Le carte in tavola cambiano quando una generosa offerta della casa editrice Edizioni Paguro propone di lasciar loro l'onere della pubblicazione. A quel punto, Francesco sceglie di limitare l'iniziale scelta del selfpublishing solo per il formato digitale (e-book) delle opere, affidandosi a Edizioni Paguro per quello cartaceo. I due volumi usciti de "Il Ciclo della Rinascita" giungono finaliste al Premio Internazionale "Michelangelo Bonarroti" e ricevono due menzioni di merito in due Premi Nazionali. Attualmente la stesura della trilogia è completa, ed è al lavoro con due nuovi progetti. “



Qual è stata la lettura che ti ha spinto a desiderare un futuro da scrittore?

La lettura è da sempre stata un passatempo e un modo per apprendere. Mi ha affascinato sin dal principio per il potere di trasportare il lettore in altre epoche, mondi e vicende. È un buon modo per staccare la spina e riflettere, ma non fu lei a farmi scattare la voglia di scrivere. L'intenzione di mettere le mie idee per iscritto, attraverso le storie che albergavano dentro di me, si sviluppa con l'obiettivo di dare qualcosa ai lettori. Le mie trame raccontano la vita attraverso universi e personaggi immaginari che nonostante tutto portano con loro un pizzico d'ognuno di noi. Ciò che scrivo vuole trasmettere l'importanza dei valori e trascorrere ogni giorno con la stessa determinazione.


Da piccolo cosa sognavi di diventare?

Troppo e nulla, non ho mai avuto le idee chiare per quanto riguarda questo. Forse ero troppo preso dall'immaginazione già all'epoca e pensavo completamente ad altro. A rifletterci, oggi potrei risponderti che farei con piacere della mia passione per la scrittura un lavoro.

Un libro ti ha mai salvato la vita?

Più in generale, direi che ogni libro ci aiuta a salvarci. Ognuno di loro è custode di insegnamenti importanti, e fare riferimento solo a uno di loro significherebbe sminuire la mia idea a riguardo.

Un altro che, invece, ti riprometti di leggere ma lo riponi continuamente sullo scaffale?

Quando inizio qualcosa non riesco a non portarla a termine, e lo stesso vale per la lettura. Se inizio un romanzo, non riesco a staccarmici e a dargli una valutazione completa se prima non lo concludo. Ad oggi, alcuna lettura iniziata è stata sospesa.

Che generi di lettura prediligi?

Essendo uno scrittore prettamente fantasy, leggo per lo più libri dello stesso genere.

Li hai mai sperimentati in fase di scrittura?

Oltre al fantasy ho sperimentato solo il drammatico, e l'ho fatto in un racconto che è ancora inedito.

Se non fossi Francesco Leo, nelle vesti di chi vorresti esser nato?

Non vorrei essere nato, semplicemente. Non riuscirei a identificarmi in un'altra persona o qualsiasi altra cosa, in questo momento. E, detto tra noi, credo che mai ci riuscirò. Significherebbe rinnegare se stessi, e non lo farei mai a me.

Una persona o un personaggio che ammiri?

Molti, soprattutto autori. Ho conosciuto alcuni di loro di persona, e con altri è nato un ottimo rapporto d'amicizia. Elencarli tutti adesso, però, non sarebbe appropriato.

Un grande scrittore che peculiarità dovrebbe possedere?

Non credo di essere ai livelli giusti per rispondere a questa domanda, ma posso dirti qual è il mio punto di vista. Credo che uno scrittore in gamba debba saper rapire il lettore, intrattenere, sorprendere e insegnare al contempo. E per questo, sicuramente una buona trama è alla base di tutto.



Quale si è rivelata la difficoltà più ardua che hai dovuto superare?

C'è stato un periodo in cui a causa di una perdita familiare mi sono allontanato dalla scrittura. Ho continuato a essere attivo attraverso interventi dal vivo, interviste e radio, ma non avevo la concentrazione giusta per continuare la stesura del mio romanzo. Ho impiegato circa un paio di mesi per rimettermi in sesto, ma credo di essere giustificato. Non tutto è sempre rose e fiori, e se qualcosa turba uno scrittore difficilmente questi riesce a mantenere lo stesso ritmo. Siamo umani, non biasimerei nessuno per questo.

La tua autocitazione preferita?

Per ora sono tutte a me care nello stesso modo, ognuna partorita da riflessioni a cui la scrittura mi induce ogni attimo. Che siano condivise o meno, poi, è un altro discorso.

Come trai ispirazione per scrivere?

Lampi d'immaginazione, eventi nella vita d'ogni giorno che suscita in particolar modo la creatività. La voglia di comunicare, di esternare un'idea e delle emozioni ad altri.

Lasci che la tua scrittura subisca qualche influenza o prendi pause dalla lettura?

Riesco a leggere un romanzo e a scriverne un altro con molta tranquillità, per fortuna. Che poi possa esserci qualcosa che ci ha colpito in particolar modo e che influenzi le nostre azioni, può capitare. Si prende spunto da tutto ciò che ci attira, sarei un bugiardo se negassi che il mio stile non abbia subito le ripercussioni di molte letture.

L'idea di partenza l'hai sempre mantenuta nelle tue storie?

Di solito varia sempre, almeno un po'. Fa parte del processo di maturazione della trama e dell'idea che porto dentro.

Hai una regola di scrittura?

R: Penso che ognuno di noi s'imponga delle regole di scrittura senza esserne consapevole. Si creano, modellano come argilla e sono sotto l'influsso di ciò che vivo. Alla fine facciamo di queste regole una legge non scritta e che entra nel nostro essere. Si parla di stile e automatismo nell'impostare il lavoro.

A chi consigli e a chi, invece, non consigli i tuoi romanzi?

R: Li consiglio a un qualsiasi pubblico col coraggio di sognare oltre i confini della realtà e abbia voglia di apprendere, conoscere il mio punto di vista attraverso i miei viaggi.


Hai avuto anche diversi interventi televisivi. Come hai vissuto queste esperienze?

Esperienze come queste fanno sempre molto piacere e all'inizio incutono anche un po' di timore. Ammetto che col tempo si acquista sicurezza e si prende familiarità con le telecamere, ma l'eccitazione della prima volta non svanisce mai. Mettere la propria faccia in televisione è di sicuro un passo importante per affermare le proprie idee e mostrarsi al pubblico.

Hai una massima di vita?

Mi piace vivere ogni momento sforzandomi per renderlo unico. Per farlo, cerco di attorniarmi di persone a me importanti, e faccio una cernita ogni giorno di ciò che possa farmi bene o male.

Progetti per il prossimo futuro?

Molti. L'ultimo volume è in fase di editing, ed ho da poco terminato la stesura di un romanzo da una storia completamente nuova. C'è una collaborazione interessante all'orizzonte e molto altro ancora, ma preferisco non annunciare ancora nulla.





Che messaggio vuoi trasmettere ai lettori?


Portate alti i vostri valori e non permettete al marcio che c'è nel mondo di deturparli. Rischiate per fare ciò che amate, lottate per le persone a cui tenete e ricordate che se avete un motivo per cadere ve ne saranno almeno dieci per rialzarvi. Vivete.

sabato 10 giugno 2017

Intervista di Fausto Bailo per il blog letterario di Dianora Tinti

Ciao a tutti,

volevo segnalarvi l'intervista sui miei ultimi due libri di poesia del giornalista Fausto Bailo per il blog letterario della scrittrice Dianora Tinti da questo link http://www.dianoratinti.it/alka-raluca-badea-intervista/ dove pure mi racconto un po' :-)
Grazie per l'attenzione e buona lettura agli interessati. 





lunedì 5 giugno 2017

Intervista al pittore Bruno Pollacci

Cari lettori,

oggi vorrei presentarvi l'arte del professor Bruno Pollacci. Questa è la sua nota biografica e l'intervista che gentilmente ha rilasciato per noi, dove racconta con piacere e profondità spirituale la sua personalità creativa. Buona lettura, con le mie congratulazioni sentite ad un grande artista!



“Pittore, Grafico, Scultore, Fotografo, Bruno Pollacci è nato a Lucca nel 1954, ha conseguito il Diploma di Maturità Artistica presso il Liceo Artistico Statale di Lucca ed ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di Fernando Farulli. Ha iniziato l'attività professionale artistica nel 1968. Dal 1969 ha tenuto mostre personali e collettive in oltre 36 Nazioni ed ha ricevuto premi e riconoscimenti nazionali ed internazionali. Ha curato programmi radiofonici e televisivi d'Arte e Cultura. Ha operato come grafico pubblicitario, vignettista ed illustratore, pubblicando suoi elaborati su: ”Portobello”, La Gazzetta di Pisa”, “Pisa In” ed “Il Miserabile”. Nel 1978, ha fondato l'ACCADEMIA D'ARTE DI PISA, che tutt'ora dirige e nella quale insegna Pittura e Disegno. Nel 1979 ha realizzato, in bronzo, il Monumento per L'Anno Internazionale del Bambino, collocato a Trassilico (Gallicano - Lucca). Nel 1984 è stato tra i fondatori dell'Associazione Provinciale Artisti Pisani, della quale è stato Presidente fino al 1999. Nel 1989 ha fondato l'"INTERNATIONAL MAIL ART ARCHIVE", iniziando l'attività artistica nel circuito internazionale della "MAIL ART" come autore ed organizzatore. Sempre nel 1989 ha fondato il Bollettino Artistico "IDEA FUGGENTE" che ha diretto fino al 1999. Nel 1994 inizia la sperimentazione nell'ambito della "Computer Art" ed una sua opera viene inserita nella collezione del "MUSEO INTERNACIONAL DE ELECTROGRAFIA" di Cuenca (Spagna), unico museo al mondo del settore specifico. Nel 2003 gli viene conferito il Premio Nazionale "Cris Pietrobelli" "Alla Carriera". Nel 2017 viene invitato a rappresentare l'Italia all'11° “ITALIART”: Festival dell'Arte Italiana a Digione (Francia).”


  1. Chi è per te Bruno Pollacci?
Un'anima in cammino...... Convinto che la mia presenza, la mia temporanea materializzazione terrena, abbia un senso in quanto anima in continua evoluzione, destinata a fare esperienze ed a crescere, acquisendo coscienza sempre maggiore al fine di raggiungere la “luce dell'Illuminazione”.

  1. L’arte quando è entrata nel tuo cuore?

Conservo ancora, a tale proposito, un foglio di carta velina ripiegata più volte, che mia madre mi ha lasciato alla sua morte, e che testimonia miei disegni realizzati in ospedale quando avevo tra due e tre anni, e che a suo dire, fecero il giro tra medici ed infermieri sorpresi positivamente da quel certo mio talento naturale, avendo disegnato un cacciatore che in sosta sotto un albero, non si era accorto che sopra di lui c'era un uccellina con il suo nido ed i suoi piccoli. I miei, per “tenermi buono” mi davano quaderni in quantità industriali, che io quotidianamente riempivo con disegni e fumetti fin dalla più tenera età. Durante le scuole elementari vinsi i primi premi cittadini di disegno e dopo le scuole medie fu lo stesso mio professore di Educazione Artistica a cercare di convincere mia madre (rimasta vedova da quando avevo 8 anni) ad iscrivermi al nascente Liceo Artistico di Lucca, che proprio quest'anno, infatti stà festeggiando i suoi 50 anni di vita.

  1. Emotivamente, come vivi l'arte? Cosa cerchi nell'atto creativo?

Vivo il bisogno/piacere del fare Arte con profonda partecipazione emotiva, cercando di fondere naturalmente il sentire con il fare. Nell'atto creativo cerco naturalezza e spontaneità, per cui ho lavorato duro fin da ragazzo per acquisire la coscienza e la sicurezza tecnica capace di permettermi tale naturalezza nell'eseguire le mie opere, e nei miei 39 anni d'insegnamento artistico presso l'Accademia d'Arte di Pisa ho sempre spiegato ai miei allievi che la padronanza tecnica non è e non deve mai essere fine a se stessa, ma sempre in funzione delle nostre istanze espressive.

Opera di Bruno Pollacci


  1. Dipingi sull'onda di qualche stato d'animo? È un'esigenza intellettiva o una pulsione inconscia?

Disegno e dipingo solo sull'onda di stati d'animo di empatia tra il mio essere ed il mio fare, altrimenti preferisco “fare altro”. Il fare arte per me è naturalmente un mix tra esigenza intellettiva e pulsione inconscia. Mi ascolto e seguo il cuore.

  1. La sensibilità artistica si forma nel tempo o è un dono innato?

La sensibilità in parte è innata, ma sicuramente la si può stimolare ed elevare anche in modo esponenziale. Per me è stato e continua ad essere un crescendo continuo, in ogni direzione del mio incedere quotidiano.

  1. Hai avuto qualche corrente artistica di riferimento?

Da ragazzino ho ammirato gli Impressionisti, ma poi mi sono lasciato affascinare dall'imprevedibilità inconscia del Surrealismo, pur vivendo il mio percorso artistico ben aperto alle istanze del Dadaismo, dell'Astratto, dell'Informale, della Poesia Visiva, dell'Espressionismo, del Realismo Sociale e del Pop.

  1. Racconti la storia dietro le opere scelte?

“Dietro” le mie opere, indipendentemente da ciò che mostrano al mio prossimo, c'è sempre e solamente la mia interiorità più intima, più o meno evidente. Ogni artista racconta se stesso, il suo stato d'animo, le sue fragilità, i suoi muri, o le sue aperture, i suoi sogni, le sue fughe, in definitiva le sue luci e le sue ombre.

Altro capolavoro di Bruno Pollacci


  1. I quadri che hai realizzato si possono contemplare in qualche spazio virtuale?

Vivo un meraviglioso rapporto con il web, quindi con il mondo virtuale e fin dal 1993 frequento la “Rete” sia con siti personali che con partecipazioni attive ai maggiori “social” come “Facebook” e “Twitter”. Ho quindi miei profili personali, pagine personali ed un sito ufficiale professionale: http://brunopollacci.jimdo.com . Poi ho anche un sito personale per l'altra mia attività parallela di creatore e conduttore radiofonico di programmi di musica Jazz e Blues: www.animajazz.eu .

  1. La rete è fondamentale per l'artista che vuole emergere?

La “Rete” è fondamentale per l'artista che vuole emergere perchè permette la condivisione e l'informazione presso una quantità praticamente infinita di destinatari.

  1. Cosa consiglieresti ad un giovane artista?

Ad un giovane artista consiglierei immediatamente di cercarsi un lavoro capace di offrirgli indipendenza economica in modo da permettergli completa libertà artistica, immune da bisogni economici e mercificatori. E poi di non cedere mai agli inviti dietro pagamento. La richiesta sistematica di denaro all'artista per partecipare alle mostre è da considerarsi una vera e propria offesa, in quanto non basata sulla reale selezione su base qualitativa e professionale.

  1. Hai progetti in corso?

Ringrazio l'Universo per la creatività, la vitalità e l'energia che ancora a 63 anni danno vita al mio essere ed al mio fare ed ho sempre progetti in corso... Il prossimo è dedicato ai Protagonisti del nostro tempo... nel bene e nel male... Che si concretizzerà in una mostra personale in Agosto alla Galleria d'Arte Comunale di Bagni di Lucca. Poi ho un progetto appena aperto sul rapporto tra uomo ed animale e poi un altro progetto specifico sui cani, che adoro fin da bambino......

  1. Con che messaggio ti piacerebbe salutare i lettori?


Saluto i lettori esortandoli a cogliere in ogni cosa considerata anche più semplice, banale e scontata, un dono prezioso dell'Universo, ed a cercare e scoprire il “bello” ovunque, anche sul proprio terrazzo, od in una semplice passeggiata nelle vicinanze, senza aver bisogno di partire per luoghi esotici e lontani. Il Bello e la meraviglia della vita sono intorno a noi ovunque, ed aspettano solo che i nostri occhi siano collegati al cuore con gioia e riconoscenza per manifestarsi...

sabato 3 giugno 2017

La Fame Plastica di Nicola Brizio - Intervista all'autore

Cari lettori,

stasera vorrei presentarvi la prima opera letteraria di Nicola Brizio, “Fame Plastica”, pubblicata con la casa editrice Funambolo edizioni il 16 maggio e presentata alla 30esima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, con la partecipazione dell'illustratore Andrea Granato (alias Andrea Yokurama) che ne ha eseguito le raffigurazioni grafiche.



Fame Plastica è un thriller premonitore ambientato all'interno di un'inquietante metropoli del 2053, che rispecchia senza paura le malattie della nostra società - soverchiata dalla depravazione morale, politica e fisica - e sfoga su carta senza remore sequenze d'immagini che ritraggono le esistenze in rovina dei futuri cittadini del mondo, nelle quali imperversa l'omicidio ed il vizio d'ogni classificazione, l'ostentazione, gli stupefacenti, le spietatezze umane.
Il giovane scrittore si immedesima in uno spregiudicato protagonista che, senza sotterfugi, desidera sconcertare il lettore per incoraggiarlo ad una seria riflessione, attraverso un racconto delirante, cinico e talvolta satirico di una vita edificata sullo squilibrio, dove sesso, droga e violenza sembrano soggiogarlo al proprio volere.
La Fame Plastica dell'autore è l'essenza del libro, che ne permea i pensieri e riempie voracemente il cuore come un crampo doloroso, attraverso metafore che esprimono l'ira e l'angoscia della voce narrante, torturato da un intimo ed infido sentimento qual è l'infelicità, l'insoddisfazione cronica che muta in cancro ed annebbiamento nel quale opacizza ogni parvenza di fede nei riguardi dell'universo.
Prendo subito una pastiglia di Slink e, per un attimo, mi sento morire un po' di meno.”
Solo lo Slink riesce a salvarlo e gettarlo temporaneamente fuori da questo teatro dell'orrore e dall'oppressione morale, pastiglia con cui edulcora e narcotizza il suo “male di vivere”, antidoto alla tossina che pare aver penetrato e dannato eternamente la sua anima, abbandonandolo alla sua solitaria, acuta, seppur muta disperazione.
Con acquiescenza il nostro protagonista erge il sipario su una società ossessionata ed allarmante, dove lo squallore è esploso dovunque, con saltuari aneddoti sulla propria vita - svelati anch'essi con imperturbabilità e disillusione - colpi di scena, incontri e scontri in cui il dolore lo perseguita come un'ombra. L'autore disegna con amara veracità il ritratto del nostro secolo a tinte plumbee, con un linguaggio che stupisce e si vendica dell'ipocrisia e del perbenismo, lasciando libero sfogo ai reali sentimenti umani e alle espressioni per dichiarare esaurientemente il proprio disappunto verso
il pianeta a cui siamo tutti condannati.
La mancanza d'amore lo soffoca e annienta, ma più di tutto, la mancanza dal suo amore Lauren.
Un romanzo originale, scorrevole ed accattivante che merita di essere letto e riletto, un capolavoro contemporaneo che, credetemi, lascerà un segno indelebile nella storia della letteratura italiana.



Questa che segue è l'intervista all'autore:

Ciao Nicola, ti ringrazio per aver accolto volentieri la mia intervista per questo blog. Prima di parlare del libro, ci racconti qualcosa su di te?

Volentieri! Ho 24 anni, a 18 sono scappato di casa e a 21 sono tornato a Bra. Ho appena pubblicato il mio primo romanzo Fame Plastica e ancora fatico a rendermene conto.

Ho letto che la tua passione per la scrittura è sorta nel periodo della tua permanenza in Germania. Cosa narravano i tuoi primi racconti? La cultura del paese ha influenzato i tuoi scritti in qualche maniera?

Ho avuto la fortuna di vivere in città e più nello specifico in quartieri che mi hanno fornito un sacco di spunti di riflessione. I miei primi racconti parlavano di scene che mi era capitato di vivere in Germania: i perdigiorno e i barboni che vivevano alla stazione di Hannover, i tassisti calabresi che giocavano a carte tutta la notte nei bar italiani di Hagen, cose così...

Cosa rimpiangi della Germania?

È stato un periodo che mi ha cambiato radicalmente. Ogni giorno prendevo la macchina e facevo 200 km, conoscevo decine di persone ognuna con una storia da raccontare. Mi sono sentito padrone di me stesso, probabilmente perché non conoscevo nessuno e quindi ero davvero libero di vivere cominciando da zero.

Domanda un po' scontata: chi sono gli scrittori che ammiri? E che libri rileggeresti volentieri?

Credo che per risponderti in maniera esauriente impiegherei dai dieci ai quindici giorni. Per farla breve ti do tre scrittori e tre titoli. Fra i contemporanei ammiro molti Michel Houellebecq perché è un gran provocatore, Don DeLillo perché credo che un autore al massimo dell'ispirazione riesca ad essere profetico e lui spesso lo è e poi Irvine Welsh perché ha uno stile diretto e tagliente che pur essendo molto diverso dal mio trovo davvero d'impatto.

Mi diresti il nome di uno scrittore italiano col quale collaboreresti senza pensarci? O credi unicamente nella pubblicazione da autore singolo?

Credo che farei fatica a collaborare con un altro scrittore, non per presunzione ma perché credo che un buon romanzo o un buon racconto nascano da esperienze di vita. È molto difficile scrivere a quattro mani con una persona della quale magari si conosce poco.

Mentre scrivi inserisci un sottofondo musicale? Quale trovi che sia il momento migliore della giornata per la creatività?

Solitamente scrivo la sera ma non ho un vero e proprio “orario di lavoro”. Quando butto giù la prima idea lo faccio sempre a mano e in silenzio. Quando invece batto a computer quello che ho buttato giù magari correggendolo e migliorandolo mi capita di mettere su un disco dei Jefferson Airplane o dei Soft Machine.

Come selezioni le tue letture?

Non c'è un metodo preciso, solitamente scelgo in base agli autori o al genere al quale mi sento più vicino in quel periodo. Una volta mi è capitato di comprare un libro perché trovavo fantastica la copertina, generalmente è una pessima idea ma in quel caso mi sono imbattuto in quello che sarebbe diventato uno dei miei libri preferiti: “I venerdì da Enrico's” di Don Carpenter.

Hai una massima di riferimento nella tua quotidianità?

Essere speciale ed essere maledetto coincidono spesso.

In che città italiana o estera avresti la gioia di scrivere un romanzo?

Quando si ha qualcosa di interessante da dire ogni posto è buono. Se dovessi scegliere un posto dove mettere insieme le idee per il mio prossimo romanzo però mi dividerei tra Bra, che è la mia città ed è fonte costante di ispirazioni e ricordi e Hagen che è la città tedesca nella quale ho passato più tempo o dove ho lasciato tanti ricordi e tante persone alle quali ho voluto bene.

Perché consigli di leggere Fame Plastica?

Perché aiuta ad accorgersi che siamo molto peggio di quel che crediamo.

Cosa ti rende diverso dal protagonista del libro o identico ad esso?

Probabilmente siamo tormentati entrambi anche se ancora non sappiamo da che cosa. Però lui agisce d'impulso io invece tendo spesso a pensar troppo alle cose.

Hai anche curato diverse sceneggiature per il regista Alberto Biglino. Progetti un futuro da sceneggiatore?

Il cinema è la mia grande passione insieme alla lettura e alla scrittura. Scrivere una sceneggiatura è qualcosa di molto diverso da scrivere un romanzo. Il lavoro di coppia è indispensabile ed è fondamentale scrivere in maniera semplice e diretta per facilitare il lavoro del regista.

Come intendi promuovere nei prossimi mesi la tua opera? E quali progetti impegneranno il tuo tempo dalle stampe del tuo libro in avanti?

Presto forniremo le date per alcune presentazioni che faremo in Piemonte e non solo. Sto lavorando ad un nuovo romanzo oltre che al prossimo corto di Utopia Underground Film.

Con che messaggio desideri salutare i lettori?

La lettura sovversiva alimenta la Fame Plastica.


mercoledì 31 maggio 2017

"Sei solo il Lupo Cattivo che si è mangiato la mia anima", cit.


Booktrailer "Vieni con me nell'Area Sognatori?"



Durata di visualizzazione: 50 secondi.

Oggi mi sono divertita a creare con le mie mani questo booktrailer temporaneo: il videoclip ufficiale arriverà tra non molto e sarà realizzato dalla redazione Blog and the City. :) 

Buona visione! :) 

domenica 28 maggio 2017

AREA SOGNATORI, il mio nuovo libro

Annuncio con gioia che stamattina è stata pubblicata la mia prima raccolta di poesie. Si intitola "Area Sognatori - Perdimi d'amore nell'innocenza di un peccato". Disponibile su Lulu, al momento, ma presto il libro verrà distribuito anche su altri store online. :)
Non posso far altro che ringraziare col cuore la IRDA Edizioni, che ha creduto in questo magico sogno ad occhi aperti.



Le illustrazioni e la cover sono state realizzate dalla mia migliore amica e Graphic Designer LAVINIA CRISTIAN, qui trovate tutte le informazioni sulla sua attività http://laviniacristian.co.uk/

Inoltre ringrazio CRISTIAN VERDESCA per la progettazione grafica sublime e FABIO CARISIO per la postfazione lirica incantevole.


Vi lascio con la meravigliosa PREFAZIONE del mio editore FRANCESCO LUCA SANTO:



La poesia non è solo un insieme di parole, non è
neanche un insieme di pensieri o di impressioni, la poesia
è principalmente vita, sentimento, passione, passionalità
e amore. Tutte queste caratteristiche distinguono da sempre

l’arte poetica da qualsiasi altra forma letteraria scritta.

Ma, nonostante la poesia abbia detto tutto attraverso la

penna dei più grandi ed illustri autori, rimane intatto

quell’alone di mistero che la rende maledetta e soave,

buona e cattiva. Ne consegue che ancora oggi i poeti riescono ad emozionarsi e soprattutto ad emozionare con la
semplicità dell’amore. Sì perché oltre ogni discorso letterario,
oltre ogni tesi sull’evoluzione o involuzione poetica,
è oggettivamente riscontrabile il potere unico e immenso
che ha il sentimento dell’amore su ognuno di noi.
Ed infatti, leggendo l’opera della poetessa Alka Badea si
rimane positivamente colpiti dalla purezza e dalla schiettezza
con la quale l’autrice riesce a parlare attraverso la
poesia del suo mondo interiore, del suo attaccamento filiale
a quel sentimento che è puro nutrimento, nettare essenziale
per sfidare la vita in tutto il suo cinismo e frenesia.
Non è facile al giorno d’oggi essere stilisticamente efficaci,
freschi, genuini, innovativi, perché il palato intellettivo
degli amanti della poesia è alquanto sofisticato e 
schizzinoso. I confronti con le grandi opere non mancano
e spesso sono spontanei. Ma Alka è riuscita a distaccarsi
dalla convenzionalità, è riuscita a creare
un’opera nell’opera, una sorta di endemismo che diviene
quasi misticismo perché non ha badato al passato, non ha
badato al giudizio ma ha lasciato solo che la mano lasciasse
sul foglio l’impronta della propria anima, il respiro
del proprio cuore. L’autrice ha spogliato tutta la sua emotività
dandole il volto della parola, del linguaggio puro del
sogno che ha creato una parentesi di autentica letteratura
poetica moderna.
I versi non sono mai costruiti, non c’è pomposità né
forzatura; al contrario c’è uno stile sobrio, ponderato, vitale
ed essenziale. L’amore non è mieloso, non è adolescenziale,
non è favola dal lieto fine, è solo realtà, discernimento,
esperienza, vita. Così pian piano ci si accorge
che ogni parola è un pezzo di anima che vuole urlare, ogni
frase è un ricordo che vuole vivere, ogni poesia non è
altro che un terreno rivestito da tante piccole rose che
sono lacrime di dolore e di gioia che hanno deciso di venire
al mondo vestendosi di canto per regalare un attimo
di verità a chi avrà la bontà di entrare in punta di piedi nel
piccolo ma grande mondo della poetessa Alka Badea.

Francesco Luca Santo