sabato 3 giugno 2017

La Fame Plastica di Nicola Brizio - Intervista all'autore

Cari lettori,

stasera vorrei presentarvi la prima opera letteraria di Nicola Brizio, “Fame Plastica”, pubblicata con la casa editrice Funambolo edizioni il 16 maggio e presentata alla 30esima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, con la partecipazione dell'illustratore Andrea Granato (alias Andrea Yokurama) che ne ha eseguito le raffigurazioni grafiche.



Fame Plastica è un thriller premonitore ambientato all'interno di un'inquietante metropoli del 2053, che rispecchia senza paura le malattie della nostra società - soverchiata dalla depravazione morale, politica e fisica - e sfoga su carta senza remore sequenze d'immagini che ritraggono le esistenze in rovina dei futuri cittadini del mondo, nelle quali imperversa l'omicidio ed il vizio d'ogni classificazione, l'ostentazione, gli stupefacenti, le spietatezze umane.
Il giovane scrittore si immedesima in uno spregiudicato protagonista che, senza sotterfugi, desidera sconcertare il lettore per incoraggiarlo ad una seria riflessione, attraverso un racconto delirante, cinico e talvolta satirico di una vita edificata sullo squilibrio, dove sesso, droga e violenza sembrano soggiogarlo al proprio volere.
La Fame Plastica dell'autore è l'essenza del libro, che ne permea i pensieri e riempie voracemente il cuore come un crampo doloroso, attraverso metafore che esprimono l'ira e l'angoscia della voce narrante, torturato da un intimo ed infido sentimento qual è l'infelicità, l'insoddisfazione cronica che muta in cancro ed annebbiamento nel quale opacizza ogni parvenza di fede nei riguardi dell'universo.
Prendo subito una pastiglia di Slink e, per un attimo, mi sento morire un po' di meno.”
Solo lo Slink riesce a salvarlo e gettarlo temporaneamente fuori da questo teatro dell'orrore e dall'oppressione morale, pastiglia con cui edulcora e narcotizza il suo “male di vivere”, antidoto alla tossina che pare aver penetrato e dannato eternamente la sua anima, abbandonandolo alla sua solitaria, acuta, seppur muta disperazione.
Con acquiescenza il nostro protagonista erge il sipario su una società ossessionata ed allarmante, dove lo squallore è esploso dovunque, con saltuari aneddoti sulla propria vita - svelati anch'essi con imperturbabilità e disillusione - colpi di scena, incontri e scontri in cui il dolore lo perseguita come un'ombra. L'autore disegna con amara veracità il ritratto del nostro secolo a tinte plumbee, con un linguaggio che stupisce e si vendica dell'ipocrisia e del perbenismo, lasciando libero sfogo ai reali sentimenti umani e alle espressioni per dichiarare esaurientemente il proprio disappunto verso
il pianeta a cui siamo tutti condannati.
La mancanza d'amore lo soffoca e annienta, ma più di tutto, la mancanza dal suo amore Lauren.
Un romanzo originale, scorrevole ed accattivante che merita di essere letto e riletto, un capolavoro contemporaneo che, credetemi, lascerà un segno indelebile nella storia della letteratura italiana.



Questa che segue è l'intervista all'autore:

Ciao Nicola, ti ringrazio per aver accolto volentieri la mia intervista per questo blog. Prima di parlare del libro, ci racconti qualcosa su di te?

Volentieri! Ho 24 anni, a 18 sono scappato di casa e a 21 sono tornato a Bra. Ho appena pubblicato il mio primo romanzo Fame Plastica e ancora fatico a rendermene conto.

Ho letto che la tua passione per la scrittura è sorta nel periodo della tua permanenza in Germania. Cosa narravano i tuoi primi racconti? La cultura del paese ha influenzato i tuoi scritti in qualche maniera?

Ho avuto la fortuna di vivere in città e più nello specifico in quartieri che mi hanno fornito un sacco di spunti di riflessione. I miei primi racconti parlavano di scene che mi era capitato di vivere in Germania: i perdigiorno e i barboni che vivevano alla stazione di Hannover, i tassisti calabresi che giocavano a carte tutta la notte nei bar italiani di Hagen, cose così...

Cosa rimpiangi della Germania?

È stato un periodo che mi ha cambiato radicalmente. Ogni giorno prendevo la macchina e facevo 200 km, conoscevo decine di persone ognuna con una storia da raccontare. Mi sono sentito padrone di me stesso, probabilmente perché non conoscevo nessuno e quindi ero davvero libero di vivere cominciando da zero.

Domanda un po' scontata: chi sono gli scrittori che ammiri? E che libri rileggeresti volentieri?

Credo che per risponderti in maniera esauriente impiegherei dai dieci ai quindici giorni. Per farla breve ti do tre scrittori e tre titoli. Fra i contemporanei ammiro molti Michel Houellebecq perché è un gran provocatore, Don DeLillo perché credo che un autore al massimo dell'ispirazione riesca ad essere profetico e lui spesso lo è e poi Irvine Welsh perché ha uno stile diretto e tagliente che pur essendo molto diverso dal mio trovo davvero d'impatto.

Mi diresti il nome di uno scrittore italiano col quale collaboreresti senza pensarci? O credi unicamente nella pubblicazione da autore singolo?

Credo che farei fatica a collaborare con un altro scrittore, non per presunzione ma perché credo che un buon romanzo o un buon racconto nascano da esperienze di vita. È molto difficile scrivere a quattro mani con una persona della quale magari si conosce poco.

Mentre scrivi inserisci un sottofondo musicale? Quale trovi che sia il momento migliore della giornata per la creatività?

Solitamente scrivo la sera ma non ho un vero e proprio “orario di lavoro”. Quando butto giù la prima idea lo faccio sempre a mano e in silenzio. Quando invece batto a computer quello che ho buttato giù magari correggendolo e migliorandolo mi capita di mettere su un disco dei Jefferson Airplane o dei Soft Machine.

Come selezioni le tue letture?

Non c'è un metodo preciso, solitamente scelgo in base agli autori o al genere al quale mi sento più vicino in quel periodo. Una volta mi è capitato di comprare un libro perché trovavo fantastica la copertina, generalmente è una pessima idea ma in quel caso mi sono imbattuto in quello che sarebbe diventato uno dei miei libri preferiti: “I venerdì da Enrico's” di Don Carpenter.

Hai una massima di riferimento nella tua quotidianità?

Essere speciale ed essere maledetto coincidono spesso.

In che città italiana o estera avresti la gioia di scrivere un romanzo?

Quando si ha qualcosa di interessante da dire ogni posto è buono. Se dovessi scegliere un posto dove mettere insieme le idee per il mio prossimo romanzo però mi dividerei tra Bra, che è la mia città ed è fonte costante di ispirazioni e ricordi e Hagen che è la città tedesca nella quale ho passato più tempo o dove ho lasciato tanti ricordi e tante persone alle quali ho voluto bene.

Perché consigli di leggere Fame Plastica?

Perché aiuta ad accorgersi che siamo molto peggio di quel che crediamo.

Cosa ti rende diverso dal protagonista del libro o identico ad esso?

Probabilmente siamo tormentati entrambi anche se ancora non sappiamo da che cosa. Però lui agisce d'impulso io invece tendo spesso a pensar troppo alle cose.

Hai anche curato diverse sceneggiature per il regista Alberto Biglino. Progetti un futuro da sceneggiatore?

Il cinema è la mia grande passione insieme alla lettura e alla scrittura. Scrivere una sceneggiatura è qualcosa di molto diverso da scrivere un romanzo. Il lavoro di coppia è indispensabile ed è fondamentale scrivere in maniera semplice e diretta per facilitare il lavoro del regista.

Come intendi promuovere nei prossimi mesi la tua opera? E quali progetti impegneranno il tuo tempo dalle stampe del tuo libro in avanti?

Presto forniremo le date per alcune presentazioni che faremo in Piemonte e non solo. Sto lavorando ad un nuovo romanzo oltre che al prossimo corto di Utopia Underground Film.

Con che messaggio desideri salutare i lettori?

La lettura sovversiva alimenta la Fame Plastica.


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